Parrocchia CATTEDRALE

SS. Pietro e Paolo

    

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STAZIONE IX

Gesù cade la terza volta sotto la Croce

 

G. Ti adoriamo, o Cristo, e ti benediciamo.
T. Perché con la tua croce hai redento il mondo.

Canto

L’ispido monte mira

Il Redentor languente,

e sa che inutilmente

per molti ha da salir.

Quest’orrido pensiero,

sì al vivo il cuor gli tocca,

che languido trabocca,

e sentesi morir.


Disse Gesù: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Luca 9,62).

Riflessione di papa Benedetto XVI
L’uomo è caduto e cade sempre di nuovo: quante volte egli diventa la caricatura di se stesso, non più immagine di Dio, ma qualcosa che mette in ridicolo il Creatore. Nella caduta di Gesù sotto il peso della croce appare l’intero suo percorso: il suo volontario abbassamento per sollevarci dal nostro orgoglio. E nello stesso tempo emerge la natura del nostro orgoglio: la superbia con cui vogliamo emanciparci da Dio per dar forma alla nostra vita da soli.

 

Eia, mater, fons amóris, me sentíre vim dolóris    fac, ut tecum lúgeam.

 Dolce madre dell’amore,  
fa’ che il grande tuo dolore
io senta pure in me.
 

Ti saluto, o croce santa, che portasti il Redentor; gloria, lode, onor ti canta ogni lingua e ogni cuor.

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